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Dentro soffia il vento di Francesca Diotallevi

Finita la sessione invernale è il momento di dedicarmi un po’ ai libri e al blog!
Devo dire che questo programma è iniziato benissimo, dato che ho letto un libro in pochissimo tempo e che probabilmente gareggia per la #topten del 2018!

Dentro soffia il vento è una storia divisa in tre, tre personaggi che si intrecciano nell’innevato borgo di Saint Rhény. Fiamma e Raphaël sono due bambini quando si incontrano per la prima volta, lei è la figlia della strega. Una donna che vive fra le montagne in una vecchia baita e per vivere prepara delle medicine per gli abitanti del borgo, anche se nessuno di loro vorrebbe mai ammetterlo. Raphaël, invece, abita con la sua famiglia ai piedi della montagna ed è l’unico ragazzino che ha avuto il coraggio di fare amicizia con Fiamma, la bambina dai capelli rosso fuoco che si dice sia figlia del demonio.

La comunità è molto devota a Dio, e il parroco della chiesa non fa altro che incitare i suoi fedeli all’odio verso qualsiasi cosa non abbia un pensiero affine ai precetti della chiesa. Fortunatamente arriva da Roma un nuovo parroco, si tratta di Don Agape, un uomo devoto, ma molto insicuro sulla sua fede.

Devo ammettere che l’autrice è riuscita a soprendermi, cosa che non succedeva da un po’ di tempo. Leggo continuamente storie scontate, con lo stesso finale, con la stessa trama. Invece, questa volta mi sono trovata davanti una storia potente. Un racconto in cui passione, rabbia, dolore e coraggio si mescolano insieme in un piccolo borgo innevato.

Fra piante, funghi e fiori, Fiamma riesce sempre a scoprire il miscuglio giusto per guarire qualsiasi cosa. Ma forse quello che non riesce a guarire è proprio se stessa. E’ sempre stata considerata una reietta, una strega e l’unica persona che non ha avuto pregiudizi nei suoi confronti è andato in guerra e non è più tornato.

Yann, invece, dall’inizio della guerra ha perso un fratello. E si sente in colpa, perché se non fosse stato per la sua gamba distrutta sarebbe dovuto andarci lui in guerra, non il fratellino. Il dolore della perdita, misto all’insoddisfazione a causa della sua disabilità lo hanno portato ad essere arrogante e cattivo con chiunque.

Don Agape non capisce il problema della comunità, nascondono molti segreti ed è davvero difficile per lui rimettere in sesto le cose senza mettere i piedi in testa al vecchio parroco, ancora in vita.

Ci troviamo in un tempo e in un luogo, dove l’unica cosa importante è l’apparenza. Yann dovrebbe sposare una brava donna, una che sappia cucinare e restargli al fianco per tutta la vita. Fiamma dovrebbe vivere con un gruppo di zingari di passaggio nei boschi, delle persone con cui si sente molto affine, persone che come lei vengono escluse dalla società. E Don Agape, dovrebbe solo imparare a memoria i sermoni scritti dal suo predecessore. Tutti dovrebbero fare la cosa che ci si aspetta da loro.

Ma proprio in una comunità chiusa come quella di Saint Rhémy, quello che serve è andare contro gli schemi. Imparare che bisogna chiudere gli occhi ed essere buoni e misericordiosi anche con chi si trova ai margini della società. La sofferenza serve all’uomo per capire per cosa sta lottando, cosa desidera il suo cuore è la cosa più importante. Soffocare tutto e mettere la testa sotto la sabbia non servirà a risolvere i problemi, ma solo ad attenuarli. E ci sono cose per cui vale la pena essere una comunità, una famiglia in cui siamo tutti uguali e nessuno dovrebbe sentirsi diverso.

Non siamo soli in questa vita. Siamo sempre parte di qualcosa, ed è quel qualcosa che spesso ci salva, anche da noi stessi.

 

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